Stoian Alin: “Con un collega lo abbiamo portato fuori dall’acqua, gli abbiamo praticato la rianimazione e finalmente si e’ ripreso”
Un bambino di 12 anni ha rischiato di morire annegato a Ostia sabato scorso, dopo un malore. A salvargli la vita ci ha pensato un 38 enne bagnino romano, Alin, che la mamma del dodicenne, Olga, ha ringraziato con parole al miele: «Mille grazie ad Alin per aver salvato mio figlio, gli ha regalato una seconda vita», le sue parole per ringraziare il bagnino che per 12 lunghissimi minuti ha praticato (aiutato da un suo collega) la rianimazione cardio-polmonare al ragazzino, ormai totalmente privo di coscienza.
Quando la mamma di questo ragazzo ha chiamato il bagnino era disperata – gli hanno riferito che il collega della spiaggia vicino alla mia era in difficoltà. Il ragazzo era privo di sensi. Così gli sono state praticate le tecniche per la rianimazione prevista dal protocollo del BLS (acronimo di Basic Life Support, procedura di primo soccorso che comprende la rianimazione cardiopolmonare e una serie azioni di supporto di base alle funzioni vitali NdR).
“Praticavamo in sequenza il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale – spiega Alin – e alla fine, al quarto ciclo della procedura prevista da manuale, il ragazzo ha riaperto gli occhi, con la mamma in lacrime che urlava per la gioia”.
«Successivamente è intervenuto il medico del 118 ed il ragazzo è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Roma “Bambin Gesù”. Se sono soddisfatto? Certamente, ho svolto solo il mio lavoro, applicando tutte le tecniche che ho appreso in questi anni, grazie anche all’istruttore che mi ha formato. Proprio oggi mi ha contattato la mamma, che oltre a ringraziarmi, mi ha assicurato che il figliolo sta bene ed è stato dimesso. Poi mi ha promesso che passerà in spiaggia a ringraziarmi personalmente».
Sono di quelle azioni che, anche se capitano raramente, servono a salvare vite che altrimenti non avrebbero scampo. la formazione è l’unica arma preventiva per formare soccorritori, anche occasionali che contribuiscono a formare una rete capillare del soccorso in grado di dare le più ampie possibilità di sopravvivenza
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Ostia, bagnino salva la vita a un dodicenne svenuto in acqua dopo un malore
Stoian Alin: “Con un collega lo abbiamo portato fuori dall’acqua, gli abbiamo praticato la rianimazione e finalmente si e’ ripreso”
Un bambino di 12 anni ha rischiato di morire annegato a Ostia sabato scorso, dopo un malore. A salvargli la vita ci ha pensato un 38 enne bagnino romano, Alin, che la mamma del dodicenne, Olga, ha ringraziato con parole al miele: «Mille grazie ad Alin per aver salvato mio figlio, gli ha regalato una seconda vita», le sue parole per ringraziare il bagnino che per 12 lunghissimi minuti ha praticato (aiutato da un suo collega) la rianimazione cardio-polmonare al ragazzino, ormai totalmente privo di coscienza.
Quando la mamma di questo ragazzo ha chiamato il bagnino era disperata – gli hanno riferito che il collega della spiaggia vicino alla mia era in difficoltà. Il ragazzo era privo di sensi. Così gli sono state praticate le tecniche per la rianimazione prevista dal protocollo del BLS (acronimo di Basic Life Support, procedura di primo soccorso che comprende la rianimazione cardiopolmonare e una serie azioni di supporto di base alle funzioni vitali NdR).
“Praticavamo in sequenza il massaggio cardiaco e la respirazione artificiale – spiega Alin – e alla fine, al quarto ciclo della procedura prevista da manuale, il ragazzo ha riaperto gli occhi, con la mamma in lacrime che urlava per la gioia”.
«Successivamente è intervenuto il medico del 118 ed il ragazzo è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Roma “Bambin Gesù”. Se sono soddisfatto? Certamente, ho svolto solo il mio lavoro, applicando tutte le tecniche che ho appreso in questi anni, grazie anche all’istruttore che mi ha formato. Proprio oggi mi ha contattato la mamma, che oltre a ringraziarmi, mi ha assicurato che il figliolo sta bene ed è stato dimesso. Poi mi ha promesso che passerà in spiaggia a ringraziarmi personalmente».
Sono di quelle azioni che, anche se capitano raramente, servono a salvare vite che altrimenti non avrebbero scampo. la formazione è l’unica arma preventiva per formare soccorritori, anche occasionali che contribuiscono a formare una rete capillare del soccorso in grado di dare le più ampie possibilità di sopravvivenza
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