Vi sentireste sicuri se a scuola di vostro figlio, o nel vostro ufficio, non ci fossero estintori, né prove di evacuazione degli edifici? Sicuramente no. Probabilmente, invece, non fate caso se nella stessa scuola o ufficio ci sia o meno un defibrillatore. Eppure, mentre di incendio muoiono ogni anno circa 180 persone, le vittime di arresto cardiaco sono più di 60.000, 1 ogni 8 minuti e 45 secondi.

Tra queste, il 7% ha meno di 30 anni e il 3,5% meno di 8 anni, il che significa che ogni anno muoiono 4.200 giovani e ben 2.100 bambini, nel silenzio generale.
Il motivo per cui le vittime sono così numerose è ma risulta determinante spesso l’assenza di defibrillatori semiautomatici (Dae) sul territorio. Ad oggi, infatti, i defibrillatori sono obbligatori solo nelle strutture sanitarie o sociosanitarie, nelle ambulanze, negli ambulatori pubblici e privati e le associazioni sportive. Nessun obbligo, invece per scuole, aziende o associazioni di altro tipo, per le quali il defibrillatore è solo consigliato dal Ministero della Salute. Nulla viene detto, infine, per i condomìni, anche se è dimostrato che la maggior parte degli arresti cardiaci avviene, oltre che sul lavoro, a casa. come è dimostrato che il defibrillatore serva qualunque sia la causa delle anomalie cardiache (malattie elettriche, miocarditi, infarti o traumi toracici): in altre parole, salva anche chi soffre di infarti dovuti a malattie congenite che sfuggono ai controlli.
In realtà indipendentemente dall’impegno pubblico, la presenza capillare dei defibrillatori è anche un fatto culturale. I costi negli anni si sono notevolmente ridotti e non risulterebbe difficile ad associazioni, comuni, scuole ecc. Acquistarne almeno uno per garantire, nel caso ce ne fosse bisogno, un intervento tempestivo e la somministrazione precoce della terapia elettrica.